Aggiornamento mercati Marzo 2025
3/31/20255 min read
Buongiorno a tutti,
Con la chiusura del mese di marzo, ho piacere di dare il via alla rubrica mensile "Aggiornamenti sui mercati".
Desidero ricordare a tutti che questo aggiornamento ha esclusivamente scopo informativo e generale.
Non si tratta di consigli di investimento personalizzati o individuali, ma di una panoramica sulle principali tendenze e dinamiche di mercato
AGGIORNAMENTO MARZO 2025
Il mese di marzo si chiude all'insegna della volatilità, con l'attenzione rivolta al 2 aprile, giorno che Trump ha ribattezzato "Liberation Day". In quella data dovrebbero entrare in vigore i dazi promessi nelle ultime settimane, tra cui il 25% sulle auto importate da Paesi non statunitensi.
L'incertezza generata dalle politiche protezionistiche del Presidente USA ha messo sotto pressione i mercati, e questo si riflette in una performance decisamente negativa per il mese di marzo. L'indice MSCI World, che rappresenta le azioni dei 23 Paesi sviluppati, registra una flessione di quasi il -10%
Dopo un inizio di mese decisamente negativo, con ben 7 sedute consecutive in rosso, sembrava che la discesa fosse giunta al termine, e i mercati avevano iniziato a risalire. Tuttavia, verso la fine del mese, i nuovi annunci di dazi e tariffe da parte di Donald Trump hanno riacceso la pressione ribassista, facendo riprendere la discesa.
La volatilità di questo periodo è evidente anche dagli indicatori come il Fear and Greed e il VIX.
Il Fear and Greed è un indice che misura il livello di paura e avidità nel mercato, con valori che vanno da 0 (Estrema Paura) a 100 (Estrema Avidità). A fine marzo, l’indicatore ha toccato i 22 punti, entrando in zona di "Estrema Paura".


A questo proposito, mi piace ricordare una frase di uno dei più grandi investitori di sempre, Warren Buffet: “Abbi paura quando gli altri sono avidi e sii avido quando gli altri hanno paura”.
Un altro indicatore che può riflettere la paura all'interno del mercato azionario statunitense è il VIX. Questo indice misura la volatilità del mercato, ossia l’ampiezza delle variazioni previste nei prezzi delle azioni. Spesso definito come “l’indice della paura”, il VIX tende ad aumentare in periodi di incertezza o paura, come quelli legati a crisi economiche o politiche
In sostanza, il VIX indica il livello di preoccupazione degli investitori: se il valore è alto, significa che c’è molta incertezza e si prevedono forti oscillazioni nei prezzi delle azioni. Al contrario, un VIX basso indica che gli investitori sono più tranquilli e si aspettano una maggiore stabilità del mercato.
A partire dalla metà di febbraio, il valore del VIX ha iniziato a salire, raggiungendo il picco di 30 l'11 marzo.
Le flessioni superiori al 10% nei mercati azionari sono abbastanza comuni; è il prezzo da pagare per ottenere rendimenti reali (al netto dell'inflazione) superiori a quelli delle tradizionali obbligazioni. Nel grafico sottostante si può osservare come, nonostante il mercato azionario statunitense abbia registrato un rendimento medio annuo del 10% dal 1928 al 2025, il drawdown (ovvero la perdita massima) medio annuale sia di circa il 13%.


L’incertezza economica e geopolitica sta spingendo il prezzo dell’oro a un forte rialzo.
Anche per il mese di marzo, l’oro ha registrato una performance positiva di circa il 5%. A differenza di azioni e obbligazioni, l’oro non stacca cedole né distribuisce dividendi ai suoi possessori. Le sue performance sono principalmente determinate dalla legge della domanda e dell'offerta.
In periodi recessivi, l’oro assume il ruolo di bene rifugio, con gli investitori che tendono a concentrarsi su questa asset class.
Molti, erroneamente, considerano l'oro come un investimento adatto “per tutte le stagioni”, con rendimenti costanti e bassa volatilità. Tuttavia, i dati storici raccontano una realtà diversa.
Il grafico sottostante mostra la performance dell'oro dal 2011 al 2020. Per circa 9 anni, il suo andamento è stato negativo, con un ribasso massimo che ha raggiunto il -43% rispetto ai precedenti massimi. Non proprio un asset sicuro e dalle performance stabili, come spesso si pensa…
Passiamo ora ad analizzare il mercato obbligazionario.
Anche in questo ambito, la politica aggressiva sui dazi attuata da Trump sta creando difficoltà agli operatori economici. Le principali banche centrali, come la Federal Reserve e la BCE, non riescono ancora a misurare con precisione l’impatto dei dazi sull’inflazione
Dopo la spinta inflazionistica del 2022, le banche centrali hanno prontamente alzato i tassi d'interesse, portandoli da un territorio negativo a circa il 4-5%. L’aumento dei tassi, insieme a altre politiche restrittive, ha permesso di ridurre l’inflazione fino al target del 2%.
Attualmente, le banche centrali si trovano di fronte a una situazione complessa: da un lato, l'inflazione attuale è inferiore al target, il che potrebbe suggerire la necessità di ridurre ulteriormente i tassi; dall’altro, le politiche economiche in atto potrebbero portare, nel medio termine, l’inflazione a livelli ben più alti rispetto al target.
Ricordo infatti che l’obiettivo della BCE è mantenere un tasso di inflazione annuo del 2%.
Dai grafici è possibile osservare come le aspettative degli operatori puntino su un possibile taglio dei tassi da parte della FED nella riunione di giugno.
Per quanto riguarda l'Europa, e in particolare i Titoli di Stato italiani, si osserva un aumento dei tassi di interesse su tutta la curva rispetto al mese precedente. Questo rialzo è stato principalmente influenzato dall’annuncio del Piano di ReArm Europe, approvato dal Consiglio Europeo. L'incremento della spesa pubblica per la difesa da parte dei singoli Stati potrebbe infatti aggravare i rapporti Deficit/PIL e Debito/PIL.
Ricordo a tutti che esistono strumenti monetari in grado di replicare i tassi delle Banche Centrali. Con i tassi attuali si riesce ad ottenere circa un 2,5% annuo lordo. Tale tasso potrebbe variare in base alle decisioni di politica monetaria della BCE.
A differenza dei conti deposito non hanno vincoli, la tassazione è inferiore, e vi è possibilità di inserire qualunque cifra, senza minimi o multipli (richiesti da molti conti deposito)
Cosa fare oggi?
Investire nei mercati, specialmente in quelli azionari, non è una corsa sprint, ma una vera e propria maratona. E la cosa importante è che siamo noi a decidere quando fermarci.
Per chi ha un Piano di Accumulo, una discesa dei mercati subito dopo aver iniziato a investire può essere vantaggiosa: consente di acquistare a prezzi medi più bassi, portando a rendimenti superiori nel medio/lungo periodo.
